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Antonella Vitale e il disco Segni Invisibili: "Ho voluto cimentarmi con stili lontani dal jazz tradizionale"

Pubblicato il 6 novembre 2020 dall'etichetta Filibusta Records, Segni Invisibili è l'ultimo disco della vocalist Antonella Vitale. Un progetto crossover ricco di contaminazione stilistiche che, pur mantenendo fede al passato jazzisitico, si discosta per certi versi dall'approccio avuto nei precedenti album. Hanno collaborato in questo progetto Gianluca Massetti, al pianoforte and keyboards, principale arrangiatore dei brani, Andrea Colella al contrabbasso, Francesco De Rubeis alla batteria e percussioni e Danielle Di Majo al sax Soprano/alto sax/flute. Antonella Vitale ci ha raccontato la storia di questo nuovo disco.

Antonella, Segni invisibili è un disco molto diverso dai precedenti, molto contaminato da diversi stili. Per cominciare da dove nasce l’esigenza di dar vita ad un progetto così diverso dagli altri?

Avevo da tempo l’idea di realizzare un progetto di mie composizioni e con Segni Invisibili ho coronato questo desiderio.

Rispetto ai precedenti progetti cosa è cambiato nel tuo modo di fare musica?

Se penso ai precedenti CD in veste di Band Leader, posso dire che oggi è cambiato molto il mio approccio vocale e musicale sia come interprete che come autrice. In passato già con “Random”, “Acoustic Time” o “Hand Luggage” (Ajugada Quartet), registrati con differenti formazioni, ho voluto mettermi alla prova cimentandomi in stili lontani dal jazz tradizionale, partendo dalla canzone d’autore italiana, fino a raggiungere il Pop americano, oppure utilizzando la voce solo come funzione strumentale. Ciò che rende unico il canto è che non puoi fermare il suo cambiamento fisiologico, la voce muta costantemente, è viva, agisce da riverbero alle nostre emozioni e mi piace imparare dal mio suono le strategie per renderla più vera, senza filtri, senza manierismi. Oggi più che mai dopo oltre venticinque anni di attività artistica ho capito che l’aspetto più interessante è la ricerca continua verso una vocalità sincera che riesca ad arrivare agli altri nel modo più diretto e onesto.

Come mai questa scelta di abbandonare una strada per così dire “canonica” per abbracciare un’idea compositiva diciamo più aperte e libera?

Il punto è proprio questo, io non sento di aver abbandonato nulla, credo anzi che nel percorso di un artista i cambiamenti rappresentino un segnale incontrovertibile di crescita e di maturazione indispensabili per chi fa questo mestiere. Oggi oltretutto la musica vive di riflesso il karma di una globalizzazione velocissima in cui le contaminazioni tra culture diverse, linguaggi e tradizioni popolari hanno segnato un cambiamento epocale nel modo di fare musica. Tutto questo è bellissimo.

Segni invisibili è anche un disco in cui esce fuori la tua vena di cantautrice: di cosa parlando principalmente i tuoi testi?

Il disco è un piccolo ritratto di me, ho scritto sia musiche che testi, mi sono messa in gioco senza veli e senza maschere, i brani sono riflessioni, stati d'animo, brevi considerazioni sulla mia vita, e su come io mi ci sento dentro.

E per quanto riguarda la composizione invece: ci vuoi parlare di come nascono le tue canzoni?

Il modo in cui scrivo è empirico, non pianifico mai nulla, attendo che arrivi un’idea, a volte bastano due frasi scritte di getto su un pezzo di carta, a volte mi metto al pianoforte e istintivamente suono frazioni di melodie e poi gli accordi o viceversa. Per esempio Segni Invisibili l’ho composta in una mezz’ora tra accordi melodia e testo, Ci sono periodi in cui la creatività va in letargo, altri in cui è molto accesa e sei una fucina di idee.

Raccontaci in sintesi la storia di questo disco: come sono nati i brani e soprattutto come sei arrivata alla creazione finale di Segni Invisibili?

Il Progetto è stato pensato e realizzato insieme a Gianluca Massetti, musicista e pianista straordinario. Ci siamo dedicati alla costruzione dei brani che io avevo già scritto, alcuni dei quali lasciati da tempo allo stato embrionale. Abbiamo iniziato con molta tranquillità in un lavoro di squadra per mettere a punto idee, soluzioni armoniche, interpretative e cucirci sopra degli arrangiamenti originali che valorizzassero le canzoni a 360 gradi. E’ stato tutto sedimentato nel tempo e alla fine avevamo materiale per entrare in studio. Ho lasciato a Gianluca la scelta dei musicisti perché volevo che la ritmica fosse compatta sia musicalmente che umanamente. La musica ha bisogno di un caldo abbraccio umano che si manifesti soprattutto nel momento della Registrazione e quando avverti l’intesa, la professionalità, l’umiltà e il sostegno di chi collabora con te, allora si manifesta la vera alchimia e io l’ho vissuta grazie a Danielle di Majo, Andrea Coltella, Francesco De Rubeis e Stefano Isola (Arcipelago Studio)

Un disco per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per te Segni Invisibili cosa rappresenta?

Segni invisibili rappresenta me, come sono oggi, libera da ogni convenzione stilistica. Non è un punto di arrivo, se mi sentissi arrivata sarebbe la fine, anzi ora più che in passato ho capito che con la mia voce posso sperimentarmi senza paure e condizionamenti, e mi sto divertendo molto.

Parlando di te, invece, visto che è un disco molto diverso dai precedenti che momento artistico stai vivendo?

Il momento artistico certo non è proprio dei migliori, non lo è per lo Spettacolo in senso lato. Io cerco di sfruttare il fermo imposto nel modo più positivo, altrimenti non avrei fatto uscire un CD in tempi di COVID, nel senso che le pause (anche se forzate) possono segnare uno step di crescita importante nel percorso di una artista. Quando siamo costretti a fermarci possiamo avere l’opportunità di entrare in contatto ravvicinato con le nostre debolezze e anche con le nostre immense risorse su cui però il ritmo del tran tran quotidiano non ci permette di attingere. Quando arrivi a toccare il fondo, allora la spinta a voler risalire a ad ogni costo su è più forte e scopri aspetti di te completamente sconosciuti. Io non sto ferma, poi ora devo dedicarmi alla promozione di questo nuovo album che mi impegna non poco.

Ci piace chiudere sempre le nostre interviste con una proiezione verso il futuro: anche se in questo momento storico è abbastanza difficile fare delle previsioni, c’è qualcosa in cantiere di cui ci vuoi parlare?

Di cose in cantiere ce ne saranno sempre! Collaborazioni artistiche a cui sto pensando, video da realizzare nuovi brani in costruzione. Noi musicisti dobbiamo accompagnarci per mano sempre. La musica occupa un’intera vita… diciamo una semibreve in una battuta di 4/4

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