Il Gioco pubblica il disco d’esordio: il jazz che si fonde con il rock e i suoni orientali
- Scritto da Carlo Cammarella
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E’ uscito per l’etichetta Emme Record Label, nell’agosto del 2020, il disco d’esordio de “Il Gioco”. Un trio “bassless” composto dal sassofonista Leonardo Rosselli, il chitarrista Thomas Lasca e il batterista Andrea Elisei con la partecipazione speciale di Francesco Savoretti alle percussioni. Un progetto dinamico in cui il jazz si fonde con il rock e con sonorità orientaleggianti. La band ci ha raccontato questa nuova esperienza.
Per cominciare l'intervista parliamo subito del disco: vi va di descriverlo brevemente ai lettori di Jazz Agenda?
Salve a tutti, in questo nostro primo disco abbiamo voluto dare spazio alle nostre esperienze personali extra-musicali, inserendole in un contesto preciso che è appunto il nostro sound. Attraverso i vari titoli che abbiamo dato alle tracce dell’album, è possibile risalire alle sensazioni/esperienze che ci hanno colpito a tal punto da scriverci della musica dedicata.
Raccontateci adesso la vostra storia: come è nato questo progetto e come si è evoluto nel tempo?
Il gruppo è nato fra i banchi di scuola delle superiori, il jazz era una nostra passione comune e perciò cercavamo di “strimpellare” come potevamo all’epoca. Poi con il tempo siamo passati da essere un quartetto ad un trio, passando per diversi sostituti, fino ad arrivare all’attuale formazione.
Un disco per una band o per un artista può sintetizzare diverse cose: una fotografia del momento, un punto di arrivo o di partenza: per voi cosa rappresenta?
Sicuramente per noi è stato prima di tutto una fotografia del momento, un punto di arrivo di un percorso nato quando eravamo più giovani, ma allo stesso tempo segna l’inizio di una nuova strada che sicuramente percorreremo con un’idea più chiara di quello che è il nostro stile e il nostro concetto di musica.
Se parliamo dei vostri riferimenti musicali cosa vi viene in mente? Ci sono degli artisti, noti o anche meno noti, che per voi sono stati davvero importanti?
Sicuramente molto importanti sono stati il trio di Paul Motian, Joe Lovano e Bill Frisell per il concetto di gruppo “bassless”, ma anche gruppi più vicini alla tradizione jazzistica come il quartetto di Gerry Mulligan e Bob Brookmeyer che ci è stato d’ispirazione per quanto riguarda la gestione dell'accompagnamento melodico.
Come vedete il vostro progetto nel futuro? In sintesi quali potrebbero essere le evoluzioni legate alla vostra musica?
Attualmente ognuno di noi tre sta seguendo le proprie attività musicali. Non mancano però le occasioni per vederci e per suonare insieme che, visto il periodo in cui viviamo, è già molto. La cosa a cui sicuramente teniamo di più è la nostra amicizia, senza la quale non riusciremmo a tirare fuori una musica come quella presente nel nostro disco d’esordio. Dopotutto il lato umano è quello che va ad influenzare più di tutti l’interplay che si viene a creare al momento dell’esecuzione, oltre ovviamente all’attento ascolto reciproco.
Chiudiamo con un ulteriore sguardo al futuro: avete qualche concerto in cantiere o qualche nuova registrazione da portare avanti?
Per ora siamo fermi dal punto di vista del live, sicuramente il periodo non ci è stato molto d’aiuto. Nonostante questo noi ci teniamo “caldi” per la prima occasione disponibile per promuovere Il Gioco dal vivo. Parallelamente a questo ognuno di noi si sta concentrando in progetti diversi sempre in ambito jazzistico, esperienze che sicuramente saranno un grande stimolo per questo trio che fonda le proprie radici sull’interplay e sulla voglia di navigare strade desuete.
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