Jazz Agenda

Silvia Carbotti racconta il disco Affetti Speciali dei Frubers in The Sky: tra jazz e musica d’autore

Pubblicato dall’etichetta Emme Record Label il 29 febbraio del 2019, Affetti Speciali è l’ultimo disco del quartetto Frubers in The Sky. Un progetto che si pone a metà tra il jazz e musica d’autore dove dalla grande sensibilità artistica. La band è composta da Silvia Carbotti alla voce, Max Carletti alle chitarre e arrangiamenti, Stefano Profeta al contrabbasso e Paolo Franciscone alla batteria. La cantante del quartetto ha raccontato a Jazz Agenda questa esperienza.

“Il quartetto si chiama Frubers in the sky, ed è composto da Silvia Carbotti alla voce, Max Carletti alla chitarra, Stefano Profeta al contrabbasso e Paolo Franciscone alla batteria. Si scrive Frubers e si pronuncia “frubers”. Non è un inglesismo ma una parola di pura invenzione, una sorta di nonsense nato come un gioco e che, per tutti i membri del quartetto, sintetizza le cose belle delle quali la vita si compone: un bel concerto, le onde del mare, una tazza di the… tutto può essere frubers! Anche una maglietta o una giornata di sole… Ed è cosi che volevamo fosse la nostra musica una costante e bella sorpresa per chi la suona e per chi la ascolta. Frubers è un progetto che nato a cavallo tra il 2013 e il 2014 e nel corso degli anni ha prodotto due album, il primo nel 2014 (Double) e il secondo uscito nel febbraio 2019 con Emme Record label dal titolo Affetti speciali, un disco completamente in italiano che alterna a brani originali alcune riscritture di “canzoni” che hanno fatto parte della storia della nostra musica più recente.”

Silvia Carbotti ci racconta anche il percorso che ha portato alla nascita del disco…

“Il primo passo, rispetto al passato, è stato quello di immaginare un album completamente in italiano. Volevamo trovare un ponte tra le sonorità a noi più care, quelle del jazz più contemporaneo e un linguaggio musicale facilmente riconoscibile anche ai meno esperti. In questo, le “canzoni” - almeno nel nostro Paese - sono una porta di accesso estremamente potente. Chi non conosce il tema - o anche solo sommariamente il ritornello - di Figli delle stelle o Figlio unico? Probabilmente tutti, dalla vicina del piano di sotto per arrivare a un cultore di Evans. È verosimile che il loro giudizio sul brano non sia il medesimo; è possibile, infatti, che la prima lo ricordi con piacere e il secondo lo consideri un “motivetto” ininfluente, ma certamente entrambi lo hanno bene in mente. Ecco, in quel punto nasce il nostro lavoro: analizzare il pezzo, tenere in piedi l’essenziale o mettere in evidenza delle bellezze nascoste. Cosi facendo la canzone, che diventa il nostro trait d'union, ci consente di approdare a sonorità più lontane, portando tutti gli ascoltatori per mano in un viaggio all’interno della bellezza. Cosi, sostituendo una vocale agli Affetti che danno il titolo al nostro album, ci troviamo di fronte a degli “effetti” speciali: citando alcuni brani della tracklist il tema della Tarantella napoletana, ruvido e diretto, si lega spontaneamente con una poesia di Raffaele Viviani. Figlio unico e L’estate sta finendo raccontano le storie d’amore concluse o impossibili, di uomini e donne incastrati inesorabilmente tra le partenze e le distanze che gli “affetti” delle volte ci presentano come un prezzo da pagare. Figli delle stelle si rivela come una intensa ballad - ospite nel brano il clarinetto di Marco Tardito - dal testo meraviglioso e poetico in un arrangiamento che la fa vibrare e rende manifesto il mondo fantastico nel quale si trovano gli amanti protagonisti della storia.”

Silvia Carbotti ci racconta anche cosa rappresenta il disco per la band…

“Affetti speciali è sicuramente il disco che ci ha permesso non solo di rendere più forte il legame, la complicità e l’intesa del quartetto ma anche di chiarire e consolidare la nostra identità, in termini non soltanto di sonorità e riscrittura ma anche di composizione e arrangiamento di nuovi brani che fossero in dialogo con gli altri. La canzone torna ancora una volta anche qui, delle volte per raccontare nuove storie, altre per celebrare un’amicizia o per fare un omaggio. Ecco perché sono nati Il trasloco di Sophie, breve storia di sorta di nuova Amelie, intenta nel suo trasloco e in tutti quei pensieri che si fanno quando ci si trova in una nuova casa e si scopre di essersi fermati finalmente nel posto giusto; One for Chet, omaggio a Chet Baker, alla sua musica, a Torino città nella quale ha vissuto, al jazz e alle sonorità dalle quali tutta la musica “dei Frubers” trae origine; Vuoi ballare con me anima pop di tutta la playlist e infine No, non è Tennessee Waltz (con la partecipazione di Marta Piccichè), ultimo brano del disco che ironizza sulle scelte insolite che il quartetto continua a fare nonostante gli stili e gli stilemi che per filologia, secondo alcuni, andrebbero perseguiti.

 

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