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Fabrizio Boffi racconta il progetto Knup Trio: “Avvicinarsi ad una forma più libera di musica”

Il jazz, il rock, il progressive, potenti groove di batteria che si fondono in un minimo comun denominatore. Questa la vera essenza dei Knup, trio composto da Fabrizio Boffi al pianoforte, Francesco de Palma al contrabbasso e da Emanuele Tomasi alla batteria. La band ha recentemente dato alla vita il primo album dall’omonimo titolo pubblicato dall’etichetta Emme Record Label. Fabrizio Boffi ci ha raccontato la storia, la nascita di questo progetto trasversale dalle mille sfaccettature:

“Knup! è il nostro primo disco – ci spiega Fabrizio - uscito per la Emme Record Label il 20 maggio 2016, che arriva dopo un anno di intenso lavoro di composizione e arrangiamento in studio. Le 10 tracce del disco sono tutti brani originali a metà strada tra il rock, il jazz e il progressive, in cui le armonie e le melodie sono sostenute da potenti groove di batteria e insistenti riff di basso. Quello che abbiamo cercato di fare è stato prendere dai vari generi che fanno parte del nostro background gli elementi più caratteristici per fonderli insieme, dando vita ad un sound ibrido, in cui una attenta ricercatezza melodica e armonica si sposa con sonorità di un certo jazz d'avanguardia senza però perdere mai di vista l'aspetto del groove e dell'impatto sonoro tipico del rock e del grunge. In questo senso siamo davvero soddisfatti di come le caratteristiche di tutti e tre siano potute venire fuori, concedendo ad ognuno di manifestare la propria personalità musicale, pur avendo sempre come obiettivo comune un sound compatto, omogeneo, che non esaltasse il singolo musicista ma il suono d'insieme.”

Un progetto trasversale, dunque, che ha preso forma grazie all’estro compositivo di Fabrizio Boffi e che è proseguito grazie all’ingresso di Francesco de Palma al contrabbasso e di Emanuele Tomasi alla batteria. A proposito Fabrizio prosegue raccontandoci che:

Nel 2014 avevo diverse composizioni scritte per trio ma mai realizzate, e proposi a Francesco di formare un gruppo. La ricerca di un batterista non fu facile, perché quello che cercavamo era un batterista che conoscesse e suonasse un certo tipo di jazz e che possedesse allo stesso tempo un suono più rock. Alla fine pensammo ad Emanuele, che conoscevamo in quanto batterista dei Nohaybandatrio. La scelta si rivelò immediatamente azzeccatissima: con Lele i brani cominciarono a prendere forma nel suono e negli arrangiamenti proprio come li avevo immaginati in fase compositiva. Quello che succedeva in studio era davvero stimolante, io portavo un brano nuovo, e insieme lavoravamo sullo studio dei temi e delle armonie per poi passare alla fase di arrangiamento vera e propria, elaborando insieme le strutture e le linee guida di ciascuno strumento. Nel 2015, con i brani arrivati a maturazione, siamo entrati in sala di registrazione. Anche la fase successiva di post produzione, molto poco diffusa nella musica jazz ma imprescindibile nel rock, è stata davvero divertente: i suoni dei singoli strumenti sono stati completamente rimanipolati. Per ogni brano abbiamo lavorato tantissimo affinché il suono che avevamo in mente fosse riproposto fedelmente e, allo stesso tempo, perché alla fine non risultasse un disco “sperimentale”.

Un disco lontano dai cliché con un linguaggio del tutto personale ed innovativo? A quanto pare l’intento dei Knup Trio è stato proprio questo. A proposito Fabrizio Boffi conclude spiegnoci che:

La musica di oggi tende sempre di più ad essere “relegata” all'interno di generi. L'impressione che abbiamo è che spesso gli stessi compositori facciano di tutto per appartenere ad una certa corrente, come se già questo di per sé fosse un vanto. Mi capita spesso di sentire brani costruiti interamente su stereotipi. Se fai jazz, per esempio, non puoi prescindere da lunghe e sempre meno coerenti improvvisazioni, così come se fai rock devi avere almeno una chitarra elettrica e le tue armonie non possono superare i 4 accordi. Se fai musica d'avanguardia devi per forza avere momenti di “sperimentazione” che molte volte, a mio avviso, sembrano più degli esercizi di stile, per l'appunto, che delle vere e proprie performance artistiche. Per fortuna ci sono parecchi gruppi, anche in Italia, che rifiutano questa concezione. Anche noi nel nostro piccolo, con questo disco, abbiamo tentato di avvicinarci ad una forma più libera di musica, in cui la composizione viene prima del genere, e in cui ognuno può e deve essere libero di esprimersi senza dover sottostare necessariamente a delle regole di stile.”

 

 

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